Piccolo rospo dall'aspetto inconfondibile: apppare tozzo per le zampe corte, di forma arrotondata, dalla pelle liscia e senza le ghiandole parotoidi.
La colorazione dorsale è variabile: bianco-giallastra, grigiastra, brunastra o verdastra con macchie di toni più scuri e anch'esse di colore variabile. Animale fossorio, lo carattterizza infatti un tubercolo sulle zampe posteriori, che funge da "vanga".
Abita ambienti planiziali e alluvionali, ma si rinviene con popolazioni frammentate delle regioni Settentrionali: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
È una raganella di dimensioni medio-piccole, presente in tutte le Regioni italiane ad esclusione della Sardegna.
Raganella arboricola, di dimensioni medio-piccole, che raggiunge una lunghezza di 3–5 cm.
La colorazione del dorso, per quanto variabile nei toni del marrone-grigio, è generalmente di un verde brillante, con ventre biancastro nettamente demarcato da una linea di colore dal grigio al beige.
Specie legata agli ambienti di acqua per lo più stagnante, con buona insolazione e copertura vegetale.
ph. Paolo Demichei
ph. Daniel Iversen
Rana di taglia media, ma più esile della montana, il nome deriva dal fatto che è proprio quella più agile, col salto più lungo. La colorazione dorsale è variabile, ma tendenzialmente bruno rossastra.
Si riconosce per un insieme di caratteri, che vanno sempre considerati assieme e contestualmente al contesto ambientale. Il muso è appuntito, più triangolare della montana, il "baffo" bianco, che colora il labbro superiore, ricopre tutto il lato fino all'apice del muso. Il sottogola è bianco latte e l'inguine giallo limone; le pliche dorsali sono subparallele e il timpano nei maschi è grande quanto l'occhio, un po' più piccolo nelle femmine.
Vive in svariati ambienti soprattutto della fascia collinare e planiziale, non si spinge a quote troppo elevate.
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
Specie endemica della pianura padana e in declino a causa della distruzione e del degrado del suo habitat naturale.
Tipicamente planiziale adattata a boschi umidi e con poco/nullo intervento umano, è la più rara rana rossa italiana.
E' di color rosso mattone, con muso appuntito e pliche dorsali subparallele. Si distingue dalle consimili, in particolare dalla rana dalmatina più affine sia per dimensioni che per areale, per aver il labbro bianco che termina nettamente sotto l'occhio, la gola marmorizzata grigio nerastra con una striscia mediana biancastra e il timpano sempre più piccolo dell'occhio.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
È una rana acquatica di 12 cm di lunghezza, dal muso appuntito e dalle dita ampiamente palmate. Il dorso, è di colore verde smagliante o bruno oliva, talvolta cosparso di macchie nere, è ornato, ad ogni lato. L'ibernazione ha luogo nella melma dello stagno in cui vive.
La sua tassonomia è alquanto complessa e discussa essendo presenti in Italia diversi klepton, unità sistematiche formate cioè da un complesso costituito da una specie e dal suo ibrido ibridogenetico. In Europa sono presenti tre tipi diversi di rane verdi: la rana verde maggiore (Pelophylax ridibundus), la rana dei fossi (Pelophylax esculentus) e la rana verde minore o rana di Lessona (Pelophylax lessonae).
ph. Leo Bogert - Wikicommons
La più comune, adattabile e grande tra le specie di rane rosse italiane. La caratterizza una colorazione molto variabile, in genere sulle tonalità del marrone-rossastro, ma non rare anche forme grigiastre, marrone scuro e giallastre. Si distingue dalle più piccole rana agile e rana di lataste, oltre che per l'esser tendenzialmente più massiccia, per l'avere dei caratteri leggermente diversi (che vanno considerati tutti insieme per poter determinare la specie con certezza, soprattutto per gli occhi meno esperti!). Il muso è arrodontato, ottuso, se visto di profilo, le pliche dorsali sulla schiena formano una specie di forma a clessidra, la gola è tendenzialmente più marmorizzata (ma biancastra nei giovani), i timpani più piccoli degli occhi. A parte le zone planiziali non particolarmente gradite, ben si adatta a tutte le quote, raggiungendo anche altitudini che possono superare i 2000m.
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Karol Tabarelli de Fatis
Genere Rana a cui appartengono le specie: R. dalmatina, R. temporaria, R. latastei, R. italica.
Si usa questa dicitura qualora non si sappia distinguere la specie in un sito in cui due o più specie convivono.
ph. Stefania Dal Pra
Genere Pelophylax a cui appartengono le specie: P. ridibundus e P. lessonae, quasi impossibili da determinare se non per via genetica o conoscendo molto bene la popolazione in questione.
Si usa questa dicitura qualora non si sappia distinguere la specie in un sito in cui queste due specie possono convivere. Inoltre molto spesso queste specie si ibridano dando origine a un klepton: Pelophylax esculentus.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Stefania Dal Pra
È l'anfibio più grande d'Europa, e raggiunge addirittura i 20 cm (zampe escluse). La sua colorazione è marrone, che può tendere al rossiccio, il ventre tende ad essere biancastro. La pelle presenta numerose verruche, che secernono sostanze urticanti solo se a contatto con le mucose. Le pupille del rospo comune sono orizzontali; l'occhio è di color oro scuro o rame, e nel suo collo vi sono due ghiandole parotoidi ovali. Queste ghiandole contengono un liquido biancastro irritante per le mucose. Gli animali della zona meridionale dell'areale tendono ad essere più grandi e con pelle più "spinosa" cioè con verruche più prominenti.
ph. Stefania Dal Pra
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
Unico per la sua caratteristica colorazione, il rospo smeraldino deve il suo nome alla macchiettatura color verde smeraldo.
E' più piccolo del rospo comune e non effettua migrazioni in massa, tuttavia si può sporadicamente incontrare assieme a altri anfibi. E' uno degli anfibi più adattabili, rinvenibile alle quote medio basse, in acque tmporanee o permanenti, boschi, cespuglieti, parchi, giardini, ma anche zone urbanizzate, deponendo in cave, cantieri, fossi etc.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Francesco Munari Noch
ph. Francesco Munari Noch
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
La salamandra pezzata è facilmente riconoscibile per la sua colorazione nera con vistose macchie gialle.
Raggiunge i 15–20 cm di lunghezza totale (coda compresa), e le femmine sono in generale più lunghe e grosse dei maschi. La pelle, liscia e lucente, è cosparsa di piccole ghiandole secernenti il muco che ricopre l'animale; il muco ha una funzione battericida (protegge la pelle dalle infezioni), riduce la disidratazione e ha un gusto repellente per gli eventuali predatori. Le tinte vivaci della pelle segnalano appunto che la salamandra non è commestibile: queste colorazioni appariscenti sono dette "colorazioni di avvertimento" (funzione aposematica).
ph. Aaron Iemma
ph. Stefania Dal Pra
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
E' il tritone più acquatico, spesso svernante in acqua, invece di passare alla fase terrestre e portarsi nei boschi. Predilige altitudini dal piano collinare a quello montano, spingendosi anche a quote elevate intorno ai 2000m. Predilige le pozze d'alpeggi, torbiere e stagni, sopportando bene variazioni di pH, inquinanti organici e temperature, purchè mantenendosi sotto i 20 gradi.
Animale di media taglia, durante la fase acquatica la superficie della pelle è liscia, mentre nella fase terrestre appare setosa e granulosa e uniformemente scura sul dorso. Durante la stagione riproduttiva, il maschio presenta una cresta dorso-caudale. Le parti superiori del maschio vanno dal celeste al grigio-azzurrognolo, e a volte dal blu scuro al nerastro, mentre i lati del corpo sono percorsi da una banda bianco-argentea con macchioline nere; più in basso si trova una brillante zona azzurra, confinante con il lato ventrale arancione. La femmina, pur mantenendo le colorazioni aranciate del ventre, dorssalmente rimane più sobria, dai toni brunastri, grigi,nerastri spesso marmorizzati.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Emanuele Fiorio
Questo tritone massiccio e dal capo largo ha una pelle dalla superficie ruvida. Le parti superiori marroni sono scure, bruno-grigiastre o nerastre, con macchie nere tondeggianti più grandi e fianchi punteggiati di numerosi puntini biancastri. Il ventre può essere rosso-arancione o giallo con grandi macchie nere, mentre la gola va dall'arancione scuro al nero con piccoli puntini bianchi. Durante la stagione riproduttiva il maschio esibisce una cresta dorsale alta e vistosamente dentellata, distinta dall'altrettanto alta cresta caudale per mezzo di una netta rientranza. Terminata la stagione degli amori questa cresta scompare per ricomparire la seguente. Le femmine sono prive di cresta dorsale e presentano semplicemente una bassa cresta caudale. I lati della coda del maschio sono percorsi da una caratteristica banda longitudinale dai riflessi argentei, sostanzialmente assente nella femmina. Quest'ultima presenta invece una regione di colore arancione alla base della coda. La lunghezza totale è di 10-16 cm nei maschi e di 11-19 cm nelle femmine.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Karol Tabarelli de Fatis
Specie in declino principalmente per la scomparsa e il deterioramento dell'habitat, l'immissione di specie alloctone.
Tritone di picole dimensioni, che predilige le aree planiziali o collinari, più raro in media montagna, riproducendosi in acque ferme, poco profonde, prive di pesci, ma ben soleggiate e ricche di vegetazione. Generalmente si rinviene in ambienti boschivi, ma anche in prati, parchi e giardini in aree rurali ed urbane.
Ha una struttura slanciata ed esile e una colorazione piuttosto chiara. Le parti superiori sono di colore marrone chiaro, giallognolo, grigiastro o verdastro, puntinate di nero, da cui il nome. Sulla testa e ai suoi lati presenta delle strie più chiare, mentre le parti ventrali sono nei maschi arancione o giallo nella parte centrale, con vistose macchie brune dai bordi più chiari, mentre nelle femmine sono più pallide e punteggiate di macchie più piccole.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Daniel Iversen
Piccolo rospo dalla curiosa pupilla a forma di cuoricino e dalla colorazione marrone dorsale, mentre ventralmente è di un giallo acceso, macchiettato di nero. Quest'ultima colorazione, detta aposematica, è utilizzata in caso di attacco da parte dei predatori: l'ululone si inarca sulle zampe mostrando il colore che sta ad indicarne la sua tossicità. Infatti esso produce una sostanza che irrita le mucose.
Ha abitudini prevalentemente acquatiche ed è una specie spesso legata ad opere di natura antropica: carrarecce tracciate dai trattori, cisterne, vasconi di raccolta dell'acqua etc. Si è adattato a deporre le uova in ristagni d'acqua effimeri, in cui il livello basso dell'acqua permette alte temperature e quindi una rapida crescita dei girini. Si trova dalla pianura alle quote di media montagna, in boschi decidui, di conifere e misti, in cespuglietti, praterie, piane alluvionali, l'importante è che nelle vicinanze ci siano raccolte d'acqua poco profonde e temporanee.
L'ululone non può essere confuso con altri rospi se non col parente appenninico, l'ululone dal ventre rosso.
ph. Karol Tabarelli de Fatis
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Stefania Dal Pra
ph. Emanuele Fiorio